L’ACQUA E LA CARTA


Alto frastuono d’opificij assorda,
mentre feconda d’invisibil oro
volgesi al salto la corrente viva (…)
(…) Un tumulto di rote, al senno umano
obbedienti, con diversi uffici,
foggia la carta che sonante e bianca
da me l’innamorato inno riceve.

Tra i versi carichi di sentimento con i quali la poetessa Maria Alinda Bonacci Brunamonti, a fine ‘800, salutava Pale e i monti nel suo viaggio ferrato verso il mare, questi ci introducono ad una realtà caratteristica del posto: quella delle cartiere. Esse sono un elemento imprescindibile dal territorio, esse per secoli hanno regalato a Foligno il loro fine e pregiato prodotto.

La carta di Pale, “sonante e bianca”, era considerata un ottimo manufatto e non è un caso che Foligno sia stata sede di una importante attività tipografica già negli anni immediatamente successivi alla nascita della stampa. Come suggerisce Faloci Pulignani infatti, possiamo ben pensare che lo stesso Numeister si sia impiantato a Foligno in ragione della vicinanza alle cartiere di Belfiore e di Pale, che garantivano un costante approvvigionamento di carta senza troppi costi per il trasporto.

 La storia delle 'gualchiere' mosse dalla corrente del Menotre è però molto più antica: a metà XIII secolo i monaci benedettini di Sassovivo ottennero i territori di Pale e vi fecero sorgere diversi impianti di produzione. Tra questi, le fabbriche di panni dalla metà del XIV secolo conobbero una progressiva evoluzione e già nel 1371 si potevano contare alcune cartiere. Tra '400 e '800 è tutto un fiorire di opifici per la carta, tanto che la Description de la ville de Foligni, manoscritto databile alla prima metà del Settecento, ci dice che “il y a quantité de moulins à papier”; sul territorio, inoltre, nel 1816 di cartiere se ne potevano contare ben 16. Non è da trascurare poi il cospicuo repertorio di immagini in filigrana che testimonia le diverse ‘case’ di produzione della carta esistenti nei secoli centrali dell’età moderna.

Sono molti i dati storici che confermano quanto importante e radicata fosse l'attività di produzione della carta nel folignate.  Nomi altisonanti hanno intrecciato la loro storia con quella delle cartiere (Trinci, Orfini , Elisei, Numeister...); indirettamente il sommo Poeta, Dante Alighieri, ha celebrato la 'nostra' carta, se è vero – come sostiene Faloci Pulignani – che l'editio princeps della Commedia sia stata stampata proprio sulla carta prodotta nella cartiera benedettina a Carpineto.
L’acqua dà vita anche alla carta: la valle del Menotre ne è un chiaro e prezioso esempio.